Roberto Bombarda - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||||||||||||||
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Trento, 19 novembre 2012 Una nuova guerra in Medio Oriente era nell’aria ed una nuova guerra è puntualmente scoppiata. Gli scontri degli ultimi giorni a Gaza ed i missili caduti sul territorio israeliano hanno segnato una escalation nella crisi tra lo Stato di Israele ed i Territori Palestinesi che ora va assolutamente congelata, anche attraverso l’intervento dell’Italia, dell’Europa e delle Nazioni Unite. La crisi esplosa nella Striscia di Gaza giunge al culmine di un periodo molto teso, nel quale anche i rapporti diplomatici israelo-palestinesi erano giunti ad un punto morto. Da un lato, la violazione dei diritti umani nei confronti della popolazione palestinese sia in Cisgiordania che a Gaza, documentata anche nella relazione presentata all’assemblea generale dell’ONU del 18 settembre scorso (Israeli settlements in the Occupied Palestinian Territory, including East Jerusalem, and the occupied Syrian Golan - Report by the Secretary-General), con l’intollerabile muro che calpesta ogni giorno diritti irrinunciabili; dall’altro lato, continue provocazioni, non soltanto sul piano politico come l’invocazione di temibili alleanze arabe che possano “cancellare dalla Terra” lo stato d’Israele, ma pure i lanci missilistici da Gaza che mettono quotidianamente a repentaglio la sicurezza di migliaia di cittadini israeliani e che sono alla base dell’ultima esplosione di violenza tra le parti. Eppure ci sono degli accordi importanti, raggiunti grazie all’intervento dell’ONU e delle cosiddette “grandi potenze”. Da Camp David ad Oslo una road map è stata tracciata. Tutti sanno che non è probabilmente la soluzione migliore, ne’ per Israele, ne’ per la Palestina. Ma la soluzione “due Stati per due popoli” è ancora oggi sostenuta con vigore anche dall’Unione europea e dal Governo del nostro Paese. Certo, è difficile immaginare che Cisgiordania e Striscia di Gaza possano costituire il libero territorio di un libero Stato. E’ difficile immaginare una Palestina “stato sovrano” quando non ha il controllo sulle risorse naturali ed energetiche, non dispone di infrastrutture sufficienti, di un sistema socio-sanitario, scolastico, assistenziale degni di uno stato autonomo. Nonostante ciò la strada del dialogo e del confronto è l’unica alternativa possibile alle armi. Sono molti gli interrogativi che assalgono in queste ore le persone che hanno a cuore i destini di quei territori, che come ammoniva il cardinale Carlo Maria Martini sono determinanti per il futuro della Pace nel mondo intero. Ci si interroga, ad esempio, per capire se l’Italia, se l’Europa, possano finalmente svolgere un ruolo più incisivo, con la terzietà necessaria per riconoscere sia le responsabilità, sia i diritti di entrambi i contendenti, Ci si interroga per chiedersi che cosa le istituzioni locali potrebbero fare per mostrare concretamente la loro vicinanza ai due popoli, superando quell’indifferenza che cristallizza una situazione apparentemente immobile ma altresì alla continua e costante deriva. Ne’ si può più tacere di fronte all’intollerabile situazione nella quale versa da mesi la Siria, con l’inerzia delle istituzioni internazionali e delle “grandi potenze”, inerzia che si traduce in pesantissime conseguenze quotidianamente subìte dalla popolazione civile. Ci si interroga infine per capire come un territorio piccolo come quello della nostra Provincia autonoma – curiosamente vasto tanto quanto la Cisgiordania e la Striscia di Gaza messe assieme – e che nella sua storia ha attraversato eventi storici diversi ma altrettanto drammatici dai quali è uscito con un processo di pace ed un percorso di sviluppo - possa fare per riappacificare i due contendenti. Il successo del “Trentino-Israele Day 2012” che si è svolto nelle scorse settimane, con la presenza a Trento dell’Ambasciatore d’Israele in Italia ricevuto dal presidente della Provincia (e Regione), dal presidente del Consiglio provinciale e dal sindaco di Trento; la partecipazione del Trentino (unica regione italiana) al grande meeting Israele-Italia a Tel Aviv; i qualificati rapporti con realtà dell’imprenditoria, della ricerca e dell’innovazione israeliana; parimenti, i significativi interventi di solidarietà e di cooperazione nei Territori Palestinesi sostenuti dalla nostra Provincia grazie alla presenza di organizzazioni trentine di volontariato; il lavoro continuo ed appassionato di associazioni ed istituzioni come il Forum Trentino per la Pace ed i Diritti umani, anche attraverso eventi come “Officina Medio Oriente” ed il lavoro del Comitato trentino per la pace in Medio Oriente; le innumerevoli manifestazioni di vicinanza e di amicizia del popolo trentino nei confronti di israeliani e palestinesi, “senza se e senza ma”. Tutto questo può “accreditare” Trento nei confronti di Tel Aviv e Ramallah, oltreché verso Roma e Bruxelles? Può il nostro piccolo Trentino portare una voce di speranza? Può offrirsi, con auspicio di essere ascoltato, per costituire un campo aperto, di dialogo e confronto? Possiamo immaginare per Trento “Città del Concilio” e per Rovereto “Città della Pace” un ruolo lungo la road map successiva agli Accordi di Oslo? Perché no? E’ forse un’illusione? E’ allora bello ed intelligente starsene con le mani in mano, aspettando che israeliani e palestinesi continuino ad uccidersi, continuino a minare il loro futuro e, di conseguenza, anche il nostro futuro? Qualcuno può forse pensare che una nuova guerra in Medio Oriente possa non avere conseguenze sulla nostra vita di tutti i giorni? La questione riguarda solo i rapporti tra le “grandi potenze” o tocca anche la coscienza di ciascuno di noi? Certo, se tutti tacciono, parleranno solo le bombe. Ma se Trento, assieme a tutte le altre città, province e regioni d’Italia (forse è meglio scrivere “alzeranno”) la voce, potranno ancora Roma e Bruxelles far finta di nulla? Tutte queste domande attendono delle risposte. Pertanto, ciò premesso il Consiglio provinciale di Trento impegna la Giunta provinciale: 1. a favorire tra la popolazione, le associazioni, le istituzioni e gli enti locali del Trentino la conoscenza in modo obiettivo del conflitto in Medio Oriente, delle sue cause, delle conseguenze anche sulle nostre vite, delle possibili soluzioni; 2. ad intervenire nei confronti del Governo Italiano ed attraverso questo nei confronti dell’Unione Europea e dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per far conoscere la voce del popolo trentino favorevole all’individuazione di percorsi per una pace duratura in Medio Oriente, nel rispetto dei diritti di tutti i popoli; 3. a proporre il Trentino - tramite il Governo Italiano, l’Ambasciata d’Israele in Italia e la Rappresentanza in Italia dell’Autorità Palestinese - quale sede ospitante di una nuova “Conferenza di Pace” tra le parti; 4. ad incentivare ulteriormente, con le risorse messe a disposizione sul bilancio provinciale, le iniziative che favoriscono il dialogo dal basso tra le persone, le associazioni, le istituzioni israeliane e palestinesi, sia in Italia, sia in Medio Oriente, sostenendo in particolare i progetti promossi dalle associazioni e dagli enti locali trentini; 5. a favorire un maggior interscambio commerciale tra il Trentino, Israele ed i Territori Palestinesi, anche al fine di sostenere le attività economiche di quei territori, verificando pure la possibilità di “esportarvi” esempi di buone pratiche e di modelli organizzativi che, come nel caso del “modello cooperativo”, hanno contribuito a far uscire il Trentino dalla povertà e dal sottosviluppo. Cons. Roberto Bombarda
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